Il capezzolo introflesso è una malformazione che può presentarsi sia nell’uomo che nella donna, in uno o in entrambi i seni. Questa anomalia viene caratterizzata da una non-prominenza del capezzolo, che risulta incavato all’interno del capezzolo, come “risucchiato”. È una problematica generalmente ereditaria, dovuta alla presenza di tessuto fibroso all’interno del capezzolo e ai dotti galattofori (tubicini che portano il latte al capezzolo durante l’allattamento) troppo brevi, che non consentono al capezzolo di estroflettersi naturalmente. Ciò genera, oltre che un inestetismo, un problema per l’allattamento, che è un momento magico della vita di una neo-mamma.

Capezzolo introflesso

Esiste la forma lieve di questa anomalia, detta reversibile, caso in cui il capezzolo viene estroflesso manualmente o a freddo. Oppure si può ricorrere a dispositivi che risultano, però, anestetici e, nel caso di una pelle molto delicata, possono provocare l’ulcerazione del capezzolo.

Si tratta di un problema che colpisce 20 donne su 1000, che genera sia un disagio di natura psicologica, che motivo d’imbarazzo nella sfera privata della paziente. Pertanto nei casi meno lievi è possibile intervenire effettuando una correzione chirurgica. L’operazione prevede un’estroflessione forzata del capezzolo, mantenendolo in tale posizione per alcuni giorni. Ancora, nei casi più gravi, vengono rimossi i tessuti fibrosi ed i dotti galattofori più corti, per consentire la prominenza del capezzolo. Per acquisirne nuovamente la sensibilità saranno necessarie alcune settimane, l’effetto estetico sarà, invece, ottimo e immediato.

Questo intervento di chirurgia estetica è considerato come la miglior soluzione per ritrovare l’armonia  psico fisica e sentirsi meglio con il proprio corpo.

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